Grazie a Spalletti, che spesso ricorda il “Santo portoghese”, l’Inter dei record continua a vincere. Fabrizio Biasin e Claudio Savelli si preparano alla sfida da tutto esaurito con il Torino.
Amali!
Oltre il record
Claudio Savelli: Io te lo dico, Fabrizio: sei andato in Giappone quattro giorni e Nagatomo ha giocato maluccio, direi male. Direi che è tornato all’improvviso il Nagatomo del passato, il terzino attento che ha raccolto l’ovazione una settimana fa è svanito nel nulla, si è meritato l’applausone ed è scomparso, lasciando il cugino timido e impacciato per la partita del Bentegodi. Così Romulo e Verde hanno fatto dannare l’anima a questo cugino impacciato. E a noi tutti. Romulo e Verde, ecco, mica Ronaldo e Marcelo. E tu eri in Giappone, la madre patria di Nagatomo, e io non credo sia un caso. Hai portato il malocchio a Yuto? E, a proposito, hai scoperto se in Giappone sanno chi è Nagatomo? O la storiella delle magliette vendute con il numero 55 è una bugia colossale?
Fabrizio Biasin: Ciao. Sono strafatto dal fuso. Il fuso è un’invenzione meschina, ti rincoglionisce. In ogni caso, Claudio del menga, devi smetterla di partecipare al gioco fetente del “cambiamo idea a seconda di come Tizio e Caio hanno giocato l’ultima partita”. (Il fuso fa diventare cattivi, ti avviso). Cioè, Nagatomo gioca bene con la Samp e tutti “Viva!”, gioca male con il Verona e tutti “è uno stronzo”. Comunque è proprio così: laggiù lo conoscono tutti e se lo nomini partono con una serie di inchini da devastante colpo alla strega. Non ho osato dirgli “guardate che Savelli dice che è una sega”. Ringraziami.
Le quote potrebbero subire variazioni
Claudio: Ti ringrazio, non voglio inimicarmi gli amici giapponesi. A proposito, i lettori devono sapere la tua passione, devono sapere a che ora ti sei alzato per vedere l’Inter, cosa hai fatto per vederla. Anzi, io voglio saperlo perché sei appena sceso dall’aereo e non me l’hai ancora raccontato.
Fabrizio: Lascia perdere. La partita andava in onda alle 4.45 locali, sono stato sveglio tutta la notte, ho cercato l’Inter Club Giappone (esiste) ma non l’ho trovato, allora ho visto la partita con la tecnica della video-chiamata Whatsapp a mio padre. Insomma, un inferno. Essere tifosi dell’Inter per un giapponese è veramente molto complicato.
Claudio: Comunque bisogna parlare delle cose importanti, cioè dei 29 punti su 33, record storico per l’Inter. Meglio di quanto fece il Santo portoghese, ovvero 28 punti nell’anno di grazia dei secoli dei secoli amen. Ora io vorrei evitare di ricordare la situazione del campionato strano, dove le ultime sono così inferiori e remissive che le prime vincono sempre, dove l’Inter del record è virtualmente (se la Roma dovesse vincere il recupero con la Samp) soltanto a +2 dal quinto posto, cioè dall’Europa League, cioè dalla “normalità”. Ecco, non parliamo di questo, perché non dipende dall’Inter. Parliamo piuttosto di quanta bellezza ci sia nel racconto di questa squadra che pur con limiti evidenti vince, lo fa in molti modi diversi, lo fa giocando prima delle altre o giocando dopo, lo fa con convinzione. Lo fa. Punto. Parliamone perché è un campionato dove alla fine conterà l’aspetto psicologico, sarà una guerra di nervi tra le prime cinque, perché tutte ora sanno che sono obbligate a vincerle tutte, è la condizione necessaria per giocarsi gli scontri diretti. Inizia a esserci pressione e va gestita. Questo conta.
Fabrizio: Hai detto tutto molto bene tu: è un casino. Ma il casino è soprattutto fuori dallo spogliatoio, tra i “criticoni perenni”. L’altro giorno Pazzini pareggia su rigore e sul web si scatena l’inferno dei criticoni (“Che schifo questo!”, “Che imbecille quell’altro!”), nel frattempo la squadra in campo si è già organizzata e segna il 2-1. Ecco, mi sembra che siano molto più sintonizzati loro, i giocatori, sulla questione “sarà dura” piuttosto che quelli fuori dallo spogliatoio del “bisogna vincere lo scudetto”. Ecco, questi ultimi è meglio se tornano per un secondo sul pianeta terra.
Claudio: Ti confido però che la partita con il Verona è la prima che mi ha lasciato qualche incertezza, una sorta di amaro in bocca. Va valutata nella sua complessità, veniva dopo tre partite importanti giocate con intensità, e dunque qualcosa andava lasciato per strada. Però una cosa mi ha preoccupato un po’ in questa partita ed è stata quel pizzico di sufficienza nei giocatori che quest’anno non avevo mai visto. Un minimo di fighettismo, insomma. Nelle altre partite in cui si è sofferto, con Benevento e Genoa ad esempio, gli errori erano frutto di difficoltà oggettive, non di pecche proprie. Mi preoccupa perché il confine è sottilissimo, è davvero un attimo che ti ritrovi a guardare la classifica e pensare “beh, siamo lassù, con il record di punti del club” e a sottovalutare le partite, ed è una cosa che l’Inter davvero non si può permettere. Non può nessuno, mai, in generale, ma questa Inter soprattutto perché non ha abbastanza giocatori per risolvere tutte le gare giocate sottotono. Deve esserci sempre, poi può essere brutta, difficile, scorbutica, ma deve esserci. Ovviamente questa è una cosa che Spalletti sa perfettamente, e sa da tempo. Forse se la immaginava, se l’aspettava con il Verona. E in tal caso mi è piaciuto che non vi abbia accennato ai microfoni dopo la partita, ma abbia sottolineato solo le cose positive come il record e la vittoria.
Fabrizio: Perché Spalletti non è un pirla. Come “quell’altro”, il Santo. Non c’è molto altro da aggiungere.
Claudio: Un appunto finale. Domenica si affronta il Torino al Meazza e l’Inter ha comunicato l’apertura del terzo anello alle vendite, perché sono già 65mila i posti riempiti. Per una partita alle 12.30, contro una squadra di medio-alta classifica e non una rivale diretta, si sfiorerà il tutto esaurito. Credo che i tifosi siano sull’uscio, che vogliano vedere se quest’Inter è un bluff o no. Stanno tornando molti che si erano disinteressati ma sono ancora dubbiosi. Ed è giusto che sia così. Quindi credo che la squadra ora debba riuscire a convincere questa tifosi “borderline” che avevi perso e ora puoi riguadagnare: potrebbe essere decisivo nel girone di ritorno, nei famosi scontri diretti che tanto conteranno in questo campionato.
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